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Vito Lolli

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IL TEMPO DEL GIOCO

Nel clamore attendo il silenzio.

Bimbi distratti in riva al mare

formano segni al tramonto

con i frammenti della memoria.

Le lievi onde della sera

annunciano nel sole morente

la pace dell’oblio.

Celebrano i bimbi in girotondo

la quiete dei loro sogni

sabbia senza nome

sciolta nell’ombra dei giorni che vanno.

Ai bimbi di domani

resta l’ebbrezza del nuovo sole

e la memoria del mare

che occulta i segni

per generare

nel battesimo della prima onda

il gioco del nuovo giorno.

Tacere all’oriente il destino del tramonto

e nascondere alla sera la profezia dell’aurora

questa e’ la necessità del tempo

e il dolore del poeta

che cerca il sole nella notte

e implora le stelle a mezzogiorno.

Un mito

qualche giocattolo

uno specchio lucente

e l’ignara gioia di un bambino;

ma ogni gioco dura fin dove può

e resta la polvere dei segni.

Il vento, delicato

ne dissolve la memoria

lasciando ombre incerte

che cercano all’orizzonte

un sole sconosciuto.

E solo quel vento resta a noi

misere ombre stanche

volontà del cielo e desiderio della terra.

A noi, prossimi al gelo

viene il fremito d’un cuore antico

che, nascosto nel silenzio,

sepolto tra mute pietre,

spira il caldo vento d’una memoria oscura

sogno dell’anima perduta.

Ma il cuore, caldo, sa.

E il vento, forte, può:

il poeta, lacrima solitaria

saluta la sera e attende

la veglia della grande notte.

Caldo è il cuore

e forte il vento

ma hanno tutto e più nulla sentono:

arido è il cuore prigioniero di menzogna

chiuso al canto del vento.

La meraviglia del tramonto

diffonde invano la sua magia

e nel lieve silenzio

le ultime ombre scompaiono nella notte.

Cosa ancora prima del sonno

e quando il calore del sole?

eroica bestia,

noi figli della morte,

canta al riparo della notte la gloria del sole spento

e un ‘inquietante aurora

attende la scomparsa delle ultime stelle

che muoiono per un giorno sconosciuto.

E noi, notturni senza ritorno

volti all’ultimo istante del tempo della povertà

non guardiamo al cielo madre d’astri

e non vi seminiamo la nostra brama;

il silenzio della notte non e più grembo?

Vana è l’attesa dell’aurora?

C’è un nuovo giorno per chi non ascolta il tempo?

In rifugi sensati – gli angeli fuori della porta

giochi di fuochi e di luci,

di parole e colori e suoni

e risa gonfie di sogno e oblio.

Lontano

nel silenzio

una farfalla su un filo d’erba.

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